La borragine è un’erba spontanea tipica del mediterraneo e soprattutto del territorio siciliano, ma purtroppo oggi, come tante altre erbe spontanee, rischia di essere dimenticata. La ritroviamo nelle ricette più antiche: mia nonna ad esempio, la chiamava “vurrania” e mio nonno la raccoglieva in campagna dove cresce spontaneamente, ed era bravissimo a distinguerla dalla Mandragora, pianta molto simile ma velenosa. La borragine era conosciuta dalle popolazioni antiche, dai Romani e dai Celti per le sue proprietà terapeutiche e alimentari e la utilizzavano per la sua capacità di infondere serenità, buonumore e coraggio prima delle battaglie. Sembra infatti che borragine deriverebbe dal celtico borrach, che significa proprio “coraggio”.
Proprietà e benefici della borragine
La borragine agisce positivamente sul sistema nervoso e in particolare su stati di angoscia, di depressione, di ansia e insonnia, tanto che viene appellata anche come pianta del buonumore. È ricca di calcio, potassio, Vitamina B e acido gammalinolenico che svolge un ruolo importante sia nei meccanismi di apprendimento e nella salute della memoria, sia nel ciclo ormonale femminile. Inoltre, è ricca di fitoestrogeni, utili per regolarizzare il ciclo e per contrastare i sintomi della menopausa. Come l’ortica, anche la borragine migliora la trasmissione dell’impulso nervoso e la velocità di risposta dei neuroni ad alcuni neurotrasmettitori. Entrambe queste piante infatti, sono caratterizzate da una peluria che ricopre le foglie e che ricorda i dendriti delle cellule nervose. Ha proprietà sudorifera e diuretica, per questo contribuisce ad eliminare dall’organismo liquidi in eccesso e scorie, ed ha un’azione depurativa simile a quella del tarassaco. Le mucillagini di cui è ricca hanno azione antinfiammatoria, anticatarrale e antipiretica, ed ecco perché è nota anche come un vero e proprio rimedio naturale per le patologie a carico dell’apparato respiratorio: aiuta a fluidificare il muco e ne facilita l’espulsione.

Ricette con la borragine
Della borragine si utilizzano le foglie più tenere che si possono usare sia crude che cotte. In Sicilia viene consumata prevalentemente saltata in padella, dopo averle lessate, con altre verdure spontanee di stagione e con uno spicchio d’aglio o per arricchire minestre primaverili. Per non buttare via niente di questa straordinaria pianta selvatica, utilizzate le foglie più grandi per friggerle in pastella! Preparate una pastella con farina 0 o farina di riso, acqua, olio e sale, mescolando bene fino ad ottenere un composto senza grumi e di una densità adatta alle foglie (non troppo fluida, ma nemmeno troppo densa per non appesantirle) e lasciatela riposare un’ora in frigo. Nel frattempo, selezionate le foglie più grandi, lavatele e asciugatele accuratamente. Passate le foglie asciutte nella pastella e immergetele in una casseruola con abbondante olio extravergine di oliva a temperatura ottimale per la frittura (assicuratevi che appaiano subito le bollicine appena immersa una punta della foglia pastellata). Friggete le foglie in modo tale che diventino croccanti e dorate su entrambi i lati. Fatele scolare su carta assorbente, infine salate e servite.