Sul podio dei disturbi dello stomaco più diffusi c’è proprio l’eccesso di acidità, a cui spesso si accompagnano sintomi tipici come bruciore, pesantezza, e reflusso gastroesofageo, quest’ultimo a volte seguito da lesioni alla mucosa. Un disturbo che può essere saltuario e legato a situazioni specifiche o in alcuni casi diventare cronico. In quest’ultimo caso è consigliabile sottoporsi a delle indagini mirate per identificare le cause.
Le possibili cause
Le gastralgie sono spesso la conseguenza di abitudini alimentari sbagliate: come il consumo costante di cibi troppo caldi o troppo freddi, o come l’abitudine di mangiare di fretta non dedicando il giusto tempo a masticare bene ogni boccone. Una masticazione troppo veloce non consente agli enzimi della saliva di predigerire il cibo, che di conseguenza arriva nello stomaco poco frammentato e, quindi, richiede più tempo per essere degradato dall’acido cloridrico. In questo modo il cibo rimane più a lungo nel lume gastrico, comportando danni a carico della mucosa. Quando questo accade, l’Helicobacter pylori, un batterio saprofita che cresce nello stomaco, trova un terreno di crescita ottimale per riprodursi, danneggiando la mucosa e causando nei casi più gravi l’ulcera.
Fra le altre cause che possono scatenare gastralgie, anche l’utilizzo di farmaci assunti per via orale (per esempio aspirina, alcune categorie di antinfiammatori e cortisone). O ancora, può essere il campanello d’allarme di disfunzioni a carico del fegato e del pancreas e che di solito si fanno sentire durante i cambi di stagione. Statisticamente infatti, nei soggetti predisposti, le gastralgie sono più frequenti in primavera e autunno.
Consigli: cosa mangiare in caso di gastrite
In caso di gastrite e/o reflusso gastrico è consigliabile evitare l’utilizzo, soprattutto prolungato, di gastroprotettori, antiacidi o inibitori di pompa. Sono rimedi spesso solo temporanei che hanno effetti collaterali e che non rappresentano la soluzione del problema. Inoltre le diete troppo restrittive (oltre a non essere gratificanti) non sono necessarie, perché a volte alcuni alimenti possono essere cucinati e abbinati in modo che non irritino la mucosa, e possono addirittura velocizzare i processi di guarigione, in modo naturale. Le verdure ad esempio, vanno usate con attenzione, scegliendo quelle meno ricche di cellulosa e preferibilmente cotte: ideali sono finocchio, lattuga, indivia, zucchine, che svolgono un’azione lenitiva. Ottime soprattutto quando abbinate al riso. Sì anche alla pasta e al riso, purché non siano in brodo: l’eccesso di liquidi infatti va evitato, soprattutto se caldo. I cibi asciutti, in generale, si digeriscono molto più velocemente e assorbono l’eccesso di acidità. Per questo motivo, è utile anche tostare il pane, o preferirne solo la crosta. Consigliabili anche le carni bianche e il pesce azzurro cotti al cartoccio o arrosto e conditi solo con olio e sale. Va bene anche la frutta cotta, come pere e mele.
I cibi da evitare
Durante la fase acuta è bene evitare tutto ciò che è dolce, inclusa la frutta fresca, e che può portare fermentazione e bruciore di stomaco. Persino l’acqua a volte può aggravare i sintomi, per questo è consigliabile non bere molto durante i pasti ed evitare zuppe e minestroni. Non vanno bene nemmeno le patate lesse, ma potranno essere cotte al forno: in questo modo saranno disidratate e più facilmente digeribili. Attenzione a melanzane, peperoni e soprattutto pomodori sia crudi nelle insalate che cotti e in salse e sughi.
Molta attenzione va prestata ai cibi ricchi di grassi e proteine come carni e formaggi, che risultano spesso difficili da digerire, così come i legumi (specialmente se in brodo). Vanno evitati anche spezie, caffè e bibite gassate e zuccherate.